La parola viaggio deriva dal provenzale viatge,     che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista     necessaria per mettersi in viaggio, e passò più tardi a significare il viaggio stesso.Nel     suo significato più generale il viaggio è l’azione di     muoversi per andare da un luogo a un altro. L’uso più frequente di viaggio è     quello che indica il giro in paesi     diversi dal proprio, che dura un periodo variabile ma comunque limitato. 
     Si viaggia per i motivi più diversi: esistono viaggi di     studio e viaggi di esplorazione;     una domanda tipica quando due conoscenti si incontrano durante un viaggio è affari o     piacere? Nel Medioevo il viaggio per eccellenza era quello in Terra Santa, cioè il     pellegrinaggio ai luoghi sacri del Cristianesimo.
     La mobilità è molto cresciuta nel corso dei secoli, e le     distanze si sono accorciate enormemente col migliorare dei collegamenti; ma nel linguaggio     familiare viaggio conserva a volte il senso di impegno, lunghezza, fatica che era proprio     dei viaggi di una volta.
     Il percorso del viaggio può essere soltanto ideale,     fantastico: chi ha la passione     dei viaggi ma non ha i soldi per permettersela può consolarsi con i film e i documentari     che ci consentono viaggi nel tempo,     nello spazio, nella     fantasia, oppure ci fanno ripercorrere viaggi fatti e descritti da altri. 
     La letteratura di viaggio fu un genere molto fortunato in     Europa fino alla metà del Settecento. In periodi più vicini a noi, uno scrittore come     Emilio Salgari, famoso per l’ambientazione esotica dei suoi romanzi, inventò i     viaggi dei suoi eroi in luoghi che non aveva mai visto: la Malesia di Sandokan eYanez è     ricostruita tutta a tavolino.
     Nel linguaggio dell’industria e del commercio, un viaggio     corrisponde a un trasporto di merci. Da questo senso nasce l’espressione fare un viaggio a vuoto, che si usa comunemente per dire un viaggio     inutile, ma sarebbe propriamente un viaggio per cui si è pagati all’andata ma non al     ritorno.
     Il gergo della droga usa la parola viaggio nel senso     dell’inglese trip, che indica lo sconvolgimento dei sensi che si ottiene drogandosi e     poi, più estesamente, l’evasione dalla realtà,     ottenuta anche con mezzi meno pericolosi.
     L’immagine della vita come viaggio è profondamente radicata in     molte culture di     tutto il mondo, ed è     logico che la lingua     ne rifletta l’importanza e la diffusione. 
     Grazie a questa immagine, usiamo normalmente espressioni come     l’aldilà nel senso dell’altro     mondo, venire al mondo     per nascere e andare all’altro mondo per morire, o     diciamo che siamo finiti fuori strada quando abbiamo     sbagliato, che siamo a un bivio se siamo costretti a una     scelta, che abbiamo preso una sbandata se ci siamo     innamorati, che siamo in un vicolo cieco se ci troviamo in     crisi e non abbiamo soluzioni.
     Da viaggio deriva il verbo viaggiare,     che inizia a essere usato non prima del Seicento. Su viaggiare si è poi formata la parola     viaggiatore, che anticamente si usava per gli esploratori, i     mercanti e gli scienziati che partecipavano a viaggi di scoperta, mentre oggi indica soprattutto chi viaggia     sui mezzi pubblici, oppure chi viaggia per mestiere: anche se i commessi     viaggiatori sono pagati meglio dei piccioni viaggiatori.
http://www.educational.rai.it/lemma/testi/viaggiare/viaggio.htm