domenica 29 giugno 2008

scherzi della rete




Gli scherzi della rete

Nella società dell’informazione il vicino e il lontano il visibile e l'invisibile si sono riconfigurati . Un cugino d’America ,mai più visto da 30 anni a questa parte ,improvvisamente ,grazie a facebook, è tornato visibile ,vicino .La rete è vero crea connessioni nuove ma serve anche a ripristinare legami che col tempo si erano spezzati . ho ritrovato un cugino artista che bello!!!

lunedì 23 giugno 2008

conviene leggerlo

riporto il post del prof Rivoltella su argomenti molto interessanti che aiutano a riflettere


In questi giorni sto riflettendo su un passaggio di un libro di Susan Sontag in cui l'intellettuale americana osserva come nella società attuale «l'altro, anche quando non è un nemico, è considerato soltanto come qualcuno da vedere, e non come qualcuno che (come noi) vede».
Il rilievo è acuto, puntuale. La Sontag lo inserisce all'interno di una riflessione che la occupò per dec
enni: quella del rapporto tra la fotografia e la guerra. In quest'ottica l'immagine fotografica diviene spazio sia di esaltazione patriottica che di compassione umana: il corpo straziato che giace sotto l'obiettivo può diventare ora cemento per la retorica bellica, ora strumento di condanna per la guerra, per tutte le guerre. In ogni caso, comunque, il dispositivo dello sguardo ci rende spettatori: l'altro non ha diritto a guardare, ma solo a essere guardato.
La considerazione apre ad almeno due ordini di questioni, entrambe strettamente legate con la formazione in quanto di essa c'è di valore, di più legato all'etica (la formazione, in quanto Bildung, costruzione dell'uomo, non può che fare riferimento sempre anche al valore).
Prima questione. La spettacolarizzazione della sofferenza. L'immagine del dolore è qualcosa che nella società dell'informazione diviene merce all'ingrosso: i telegiornali e la carta stampata ne riempiono la nostra giornata. Le giustificazioni solitamente sono due: il diritto ad informare e il supposto valore deterrente di queste immagini. L'implicito è che se veniamo informati dell'enormità del dolore che l'uomo può causare, dovremmo desistere dal causarne a nostra volta. Ma di fatto quel che si genera è qualcosa di diverso. Guardando le sofferenze degli altri, mentre ne proviamo compassione. otteniamo allo stesso tempo di allontarle da noi perché tutto sommato quel che vediamo non sta accadendo a noi. Si tratta di un dispositivo proprio sia della catarsi aristotelica che della teorizzazione del '700 sul sublime: «lo spettatore gode non della sublimità degli oggetti che la sua teoria gli dischiude, - come osserva Blumemberg - ma della consapevolezza di sé di fornte al turbine di atomi di cui consiste tutto ciò che egli osserva - perfino lui stesso». Compassione senza impegno, compassione come strumento di allontanamento, compassione come sedativo dell'emozione.
Seconda questione. Lo stesso dispositivo spettatoriale può essere assunto a criterio di interpretazione di molti fenomeni propri della nostra società. Penso a quelli che il sociologo Marc Augé ha definito non-luoghi e che occupano larga parte del nostro tempo libero: il grande centro commerciale, l'outlet, i parchi a tema. Si tratta di spazi in cui il dispositivo della spettacolarizzazione diviene iperbolico poiché il suo oggetto non è più la realtà ma lo spettacolo. Come nel caso di Disneyland. «Noi vi facciamo l'esperienza di una pura libertà, senza oggetto, senza ragione, senza posta in gioco. Non vi ritroviamo né l'America né la nostra infanzia, ma la gratuità assoluta di un gioco d'immagini in cui ciascuno di coloro che ci sono accanto ma che non rivedremo mai più può mettere quel che vuole. Disneyland è il mondo di oggi, in quello che ha di peggiore e di migliore: l'esperienza del vuoto e della libertà».

venerdì 20 giugno 2008

inizia l'inverno!!


finalmente domani è il 21 giugno solstizio d'estate e con il 22 giugno le giornate inizieranno ad accorciarsi, inizia l'inverno la stagione che preferisco!!! sembra un controsenso dirlo , ma per me è proprio così io ritengo che esistano solo due stagioni contrassegnate dall'allungarsi o accorciarsi del dì: l'inverno che inizia il 22 giugno e l'estate che inizia il 22 dicembre.Non mi piacciono le mezze stagioni (che d'altronde non esistono più!!!!!!!)

giovedì 12 giugno 2008

comunicazione e dialogo


Per dirla alla Watzlawick non si può non comunicare , siamo costretti alla comunicazione ; invece possiamo non dialogare ,perché il dialogo è una cosa difficile Si tratta di un impegno e di uno sforzo che richiedono tempo ed energia,la stessa etimologia del termine ,ci rimanda al (logos ) parola e( dia) attraverso Il dialogo è allora anche il ponte attraverso il quale ci si incontra ,si accetta di lasciarsi “contaminare” dall’altro .
Dobbiamo fare in modo che la nostra comunicazione sia soprattutto dialogo

lunedì 9 giugno 2008

appunti di viaggio


In questo periodo si sentono spesso discorsi che si basano più su luoghi comuni piuttosto che su effettive riflessioni basate sulla realtà , è più facile esprimere giudizi che sono condivisi dalla maggioranza della società piuttosto che provare a ragionare con la nostra testa .Vi voglio raccontare un episodio che mi è capitato personalmente e che spero farà cambiare idea a qualcuno.

Sanaa capitale delloYemen .Io e i miei amici con i quali stavo effettuando un tour nello Yemen decidiamo di fare un giro nel souk e veniamo sorpresi da un acquazzone , ritorniamo in hotel e mi accorgo che mi mancano gli occhiali da sole “ li avrò persi durante la corsa per ripararmi dalla pioggia “ penso. Poichè il giorno dopo si andava nel deserto ,gli occhiali erano indispensabili e non essendoci negozi di ottica anche in una capitale non mi rimase che comprare occhiali taroccati che si trovano anche lì

Dopo una settimana si ritorna a Sanà e durante il pomeriggio ritorniamo nel souk, mentre stiamo passeggiando esce un negoziante e parla con la nostra guida che si rivolge a noi e chiede” qualcuno di voi ha perso un paio di occhiali?” stupita rispondo “ io , ma una settimana fa!” il negoziante rientra nel negozio e mi porge i miei occhiali da sole!!potete immaginare la mia sorpresa anche perché avevo notato che per gli yemeniti gli occhiali da sole costituivano un oggetto di culto.Questo negoziante aveva tutte le giustificazioni per tenersi gli occhiali e invece ha fatto di tutto per restituire ciò che non era suo

E allora tutti i luoghi comuni che si sentono: gli tutti arabi sono bugiardi , se appena possono ti fregano, non fidarti di un arabo …………….proviamo a cambiare la prospettiva

giovedì 5 giugno 2008

un po' di storia........

La parola viaggio deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, un derivato di via. Viaticum in latino era la provvista necessaria per mettersi in viaggio, e passò più tardi a significare il viaggio stesso.

Nel suo significato più generale il viaggio è l’azione di muoversi per andare da un luogo a un altro. L’uso più frequente di viaggio è quello che indica il giro in paesi diversi dal proprio, che dura un periodo variabile ma comunque limitato.

Si viaggia per i motivi più diversi: esistono viaggi di studio e viaggi di esplorazione; una domanda tipica quando due conoscenti si incontrano durante un viaggio è affari o piacere? Nel Medioevo il viaggio per eccellenza era quello in Terra Santa, cioè il pellegrinaggio ai luoghi sacri del Cristianesimo.

La mobilità è molto cresciuta nel corso dei secoli, e le distanze si sono accorciate enormemente col migliorare dei collegamenti; ma nel linguaggio familiare viaggio conserva a volte il senso di impegno, lunghezza, fatica che era proprio dei viaggi di una volta.

Il percorso del viaggio può essere soltanto ideale, fantastico: chi ha la passione dei viaggi ma non ha i soldi per permettersela può consolarsi con i film e i documentari che ci consentono viaggi nel tempo, nello spazio, nella fantasia, oppure ci fanno ripercorrere viaggi fatti e descritti da altri.

La letteratura di viaggio fu un genere molto fortunato in Europa fino alla metà del Settecento. In periodi più vicini a noi, uno scrittore come Emilio Salgari, famoso per l’ambientazione esotica dei suoi romanzi, inventò i viaggi dei suoi eroi in luoghi che non aveva mai visto: la Malesia di Sandokan eYanez è ricostruita tutta a tavolino.

Nel linguaggio dell’industria e del commercio, un viaggio corrisponde a un trasporto di merci. Da questo senso nasce l’espressione fare un viaggio a vuoto, che si usa comunemente per dire un viaggio inutile, ma sarebbe propriamente un viaggio per cui si è pagati all’andata ma non al ritorno.

Il gergo della droga usa la parola viaggio nel senso dell’inglese trip, che indica lo sconvolgimento dei sensi che si ottiene drogandosi e poi, più estesamente, l’evasione dalla realtà, ottenuta anche con mezzi meno pericolosi.

L’immagine della vita come viaggio è profondamente radicata in molte culture di tutto il mondo, ed è logico che la lingua ne rifletta l’importanza e la diffusione.

Grazie a questa immagine, usiamo normalmente espressioni come l’aldilà nel senso dell’altro mondo, venire al mondo per nascere e andare all’altro mondo per morire, o diciamo che siamo finiti fuori strada quando abbiamo sbagliato, che siamo a un bivio se siamo costretti a una scelta, che abbiamo preso una sbandata se ci siamo innamorati, che siamo in un vicolo cieco se ci troviamo in crisi e non abbiamo soluzioni.

Da viaggio deriva il verbo viaggiare, che inizia a essere usato non prima del Seicento. Su viaggiare si è poi formata la parola viaggiatore, che anticamente si usava per gli esploratori, i mercanti e gli scienziati che partecipavano a viaggi di scoperta, mentre oggi indica soprattutto chi viaggia sui mezzi pubblici, oppure chi viaggia per mestiere: anche se i commessi viaggiatori sono pagati meglio dei piccioni viaggiatori.

http://www.educational.rai.it/lemma/testi/viaggiare/viaggio.htm

lunedì 2 giugno 2008

libri e viaggi

leggere un libro rappresenta un bellissimo viaggio, un viaggio che ti porta a visitare luoghi inesplorati , luoghi della mente e del cuore.
non potrei fare a meno di leggere , mi piacciono i romanzi ( alcuni...), i saggi , i resoconti, libri di storia, manuali, libri d'arte , insomma sono quasi una onnivora, i libri che non sopporto sono i romanzi tipo codice da vinci oppure le saghe egizie. ritengo che quando uno scrittore deve inventare colpi di scena per tenere l'attenzione del lettore, abbia ben poco da dire.
i miei autori preferiti sono : Simenon tutto e non solo Maigret, Saramago, Oz,Baricco, Garcia Marquez,Yehoshua,e tanti altri uno degli ultimi libri letti è lo splendido Fiori per Algernon leggetelo ne vale la pena!!


viaggi e miraggi

Dietro a un miraggio c'è sempre un miraggio da considerare,
come del resto alla fine di un viaggio
c'è sempre un viaggio da ricominciare.

Perciò partiamo, partiamo che il tempo è tutto da bere,
e non guardiamo in faccia nessuno che nessuno ci guarderà.
Beviamo tutto, sentiamo il gusto del fondo del bicchiere
e partiamo, partiamo, non vedi che siamo partiti già?

domenica 1 giugno 2008